Il riso di Grumolo delle Abbadesse |
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I Colli Berici e l'Alto Vicentino | |||
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TRA STORIA E LEGGENDA Il suo nome ricorda quelle monache dell’abbazia benedettina di San Pietro di Vicenza che ebbero il territorio in feudo appena dopo il Mille e che, con acuta lungimiranza, diedero inizio alla bonifica dei terreni. Furono loro a dar vita al disboscamento e al prosciugamento degli acquitrini tra Vicenza e Padova, costruendo quei canali ancora oggi utilizzati "per condur a Grumolo acque per risara", come recita un documento d’archivio. Con il tempo e con il mutare degli eventi, la coltura del riso viene imitata e si diffonde sempre più, nel corso del '700 e sul finire del Settecento il convento, forse perché incapace di seguire la complessa gestione delle terre sempre più estese, comincia a locare a piccoli o medi affittuari anche i campi a risaia. CARATTERISTICHE TECNICHE Nome botanico: Oryza Sativa Famiglia: graminacee Periodo di raccolta: seconda metà di settembre. Quantità prodotta: circa 8.500 quintali su quasi 200 ettari. Periodo di produzione: : da luglio a novembre per la varietà "precoce", da agosto a fine gennaio per la varietà "tardiva".
Trattandosi di un alimento antiurico (che contrasta cioè l’accumulo di acidi urici nel sangue), viene consigliato dai medici agli ammalati di gotta, di uricemia, a chi soffre di arteriosclerosi, di nefrite e di disturbi dell’apparato digerente. Mancando il glutine, è ideale per i ciliaci. Per la sua alta digeribilità il riso non affatica lo stomaco; è quindi l’alimento ideale per chi teme la sonnolenza dopo i pasti. PRODUZIONE Le varietà che negli anni si sono andate affermando nel territorio di Grumolo delle Abbadesse sono due: il Vialone Nano e il Carnaroli. Il Vialone Nano si tratta di un incrocio nato nel 1937 dal Vialone e dal Nano, e a differenza del Carnaroli appartiene alla categoria dei "semifini", con un chicco più tondeggiante.Prima e unica IGP d’Europa è da tutti considerata la capostipite dei risi da risotto più pregiati della produzione italiana. Le risaie che ogni anno vengono allagate per la messa a dimora delle pianticelle ammontano a circa 500 campi vicentini, pari a poco meno di 200 ettari, meno della metà, tuttavia, di quelli coltivati nel Settecento.
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